Il mio bambino non mangia
Durante la crescita, i bambini si ritrovano sempre ad affrontare una nuova tappa. Questi piccoli step rappresentano per la famiglia un momento importante e pieno di aspettative, soprattutto quando si parla di alimentazione.
A volte le difficoltà emergono quando il pasto diventa lungo e impegnativo oppure poco piacevole per il piccolo e per chi lo accudisce. A volte i problemi emergono all’asilo, a casa o con la baby-sitter. Può accadere in fasi evolutive differenti: durante l’allattamento, quando ci si appresta a mangiare i primi cibi solidi, quando si passa al cucchiaio o alla tazza.
Ebbene, non è sempre così facile capire se si tratta di selettività alimentare o disturbo della nutrizione (feeding disorder). Anzi, di frequente questi atteggiamenti rappresentano due facce della stessa medaglia. Vediamo di seguito quali sono i principali segnali che meritano attenzione.
A cosa prestare attenzione?
Quando si ha qualche dubbio in merito è sempre meglio consultare il pediatra. Valuterà la possibilità di effettuare un bilancio logopedico relativo all’alimentazione e alle altre funzioni orofacciali.
I segni di un disturbo della nutrizione sono variegati e di diversa entità. Già a partire dalla nascita le difficoltà di suzione, dei disturbi digestivi o dei problemi respiratori possono essere fattori predisponenti.
Entro i due anni d’età devono insospettire:
- difficoltà di alimentazione tramite il cucchiaio;
- presenza di tosse durante o dopo il pasto;
- rifiuto di cibi in piccoli pezzi solidi come i legumi, ben accetti in altre consistenze;
- frequente vomito o battito cardiaco accelerato.
Entro i tre anni va rilevata la presenza di:
- selettività importante nei confronti del cibo, riguardo a consistenza, gusto, temperatura e colore;
- abitudine a trattenere a lungo il cibo in bocca, che poi viene mandato giù a fatica;
- assenza di piacere nell’alimentarsi;
- selezione dei cibi sempre più ristretta;
- pasto che procede a fatica e con continue negoziazioni.
A volte possono passare per capricci agli occhi di estranei, ma spesso si tratta di importanti indicatori di un disturbo orale.
Come puoi aiutare il tuo bambino?
In attesa di una soluzione più concreta, è importante cercare di essere pazienti. Ogni caso è a sé ma ci sono delle norme generali che possono essere d’aiuto.
Ad esempio, è utile far partecipare tuo figlio alla preparazione del pranzo. Guardare mentre cucini, toccare quella pasta o quel legume fastidioso al gusto e mescolarlo con altre cose potrebbe essere un modo per prendere confidenza con alimenti diversificati.
Durante il pasto assistere il piccolo in modo alternato (mamma, papà, ecc.) può essere di supporto per non incorrere in trattative e inutili discussioni. Colpevolizzare il bambino non serve a eliminare il problema.
Se tuo figlio vuole staccarsi da tavola inserisci un’attività che possa fare lì, come un disegno, in modo da dare valore a questo momento di condivisione per tutta la famiglia. Gradualmente cercherai di eliminare questa prassi.
Il bambino potrebbe aver sviluppato un’ipersensibilità sensoriale. Ha attacchi di nausea, si agita quando sente un certo odore, non vuole toccare un cibo. Incoraggialo a svolgere delle attività manuali. Cerca di abituarlo a entrare in contatto con diverse consistenze tramite il gioco. Utili le attività con la sabbia, le vaschette sensoriali, i massaggi ai piedi e alle mani, infine i gengivotti e i piccoli spazzolini per prendere più confidenza con la bocca.